martedì 12 dicembre 2006
giovedì 12 ottobre 2006
giovedì 11 maggio 2006
Come stanno i giornali Italiani? Inchiesta sullo stato di salute della carta stampata e sui lettori della provincia di Catania "di Francesco Liotta"
estainchi
L’inizio della giornata ideale è sempre immaginata con un caffè fumante e il nostro quotidiano preferito, fresco di stampa, che ci informa su fatti accaduti dall’altra parte del mondo ma anche su quello che è successo sotto casa nostra.
Il tutto è sempre fatto in maniera automatica senza pensare che la scelta del giornale è guidata dalle più variegate motivazioni politiche, culturali, sportive, o anche da tradizioni familiari (quanti di noi ricordano il proprio genitore con il giornale in mano al ritorno dal lavoro).
Non pensiamo mai a quante persone lavorano a quei pochi fogli di carta (sempre più spesso riciclata) giornalisti, rotativisti, diffusori, autisti, edicolanti, in quelle poche pagine vi è, non solo il “pane” per tante famiglie ma soprattutto un compagno fedele e costante del nostro vivere quotidiano.
Ma da qualche anno, nuovi mezzi di informazione quali televisione ed internet ne hanno modificato la funzione e da portatore di notizie è sempre più diventato strumento di approfondimento e commenti.
Negli ultimi anni la diffusione dei maggiori quotidiani italiani, è costantemente diminuita, anche se di poco.
Lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione e di informazione, da alcuni entusiasticamente invocata come una travolgente ondata di cambiamento, da altri temuta come un pericolo di “morte della carta stampata”, non ha ancora avuto un influsso così catastrofico. Come risulta dalle analisi del Censis e da altri studi, i nuovi sistemi non sostituiscono quelli preesistenti. Le persone più “ricche” di informazione aggiungono i nuovi strumenti alla loro gamma di risorse, mentre i “poveri” sono attratti da altre forme di comunicazione quali telefono cellulare o televisione. Il problema della “ricchezza” di informazione e comunicazione non si risolve eliminando uno strumento per sostituirlo con un altro, ma scegliendo il più adatto per ogni uso e imparando a combinare efficacemente le loro utilità secondo le nostre esigenze.
Fatto sta che supplementi e gadget hanno riempito le edicole, contribuendo ad evitare un crollo della diffusione o, quantomeno, hanno fatto da paracaute in questa lenta discesa. Tutto questo al fine di mantenere costanti le copie vendute e non far cadere in picchiata gli introiti della Pubblicità.
Un fatto particolare è il recente sviluppo dei libri, e collane enciclopediche, venduti in edicola “in abbinamento” a giornali e riviste, ed inoltre è da evidenziare un nuovo fenomeno: la diffusione di quotidiani “gratuiti”(con pochissima foliazione, informazioni spot, e molti spazi pubblicitari) regalati in luoghi di grande passaggio come Metro, stazioni ferroviarie e aeroporti (in gergo “free press”) che, anche se nelle nostre zone non hanno ancora una presenza significativa, stanno condizionando il mercato in maniera sensibile.
Ma nella nostra provincia come si comporta il lettore? Quale tipologia di quotidiano ci accompagna durante la giornata?
A queste domande abbiamo cercato di dare delle indicazioni (basate su dati statistici), non pretendendo di dare alcuna diagnosi sociologica, visto che ci mancano anche gli strumenti, ma di fare una fotografia a una situazione di fatto.
Nel 2005 tra Catania e provincia sono state vendute sul canale edicola 13.625.117 copie, di cui oltre 7 milioni solo sul territorio cittadino, il resto viene suddiviso tra le fasce territoriali della nostra provincia, con un numero considerevole di copie nell’Hinterland, seguito dalla zona Acese, e della zona Etnea (comprendente anche i comuni di Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia), infine la zona Calatina dove spicca come realtà altamente popolata la città di Caltagirone.
Da tale analisi abbiamo potuto notare che, il nostro territorio è ancora fortemente legato alla presenza dei giornali locali (63%), mentre il resto viene spartito tra i nazionali (18%), e gli sportivi (15%), hanno una loro piccola dimensione, anche gli economici (3%) che per la propria funzione di strumento di lavoro sono legati alle attività produttive e professionali, ma secondo il nostro parere quel che salta agli occhi è la quasi inesistente presenza dei giornali “prettamente” politici (1%), testate che fino a qualche anno addietro avevano una forza diffusionale abbastanza sensibile (vedi ad esempio Unità, Avanti e Secolo d’Italia).
Il tutto è sempre fatto in maniera automatica senza pensare che la scelta del giornale è guidata dalle più variegate motivazioni politiche, culturali, sportive, o anche da tradizioni familiari (quanti di noi ricordano il proprio genitore con il giornale in mano al ritorno dal lavoro).
Non pensiamo mai a quante persone lavorano a quei pochi fogli di carta (sempre più spesso riciclata) giornalisti, rotativisti, diffusori, autisti, edicolanti, in quelle poche pagine vi è, non solo il “pane” per tante famiglie ma soprattutto un compagno fedele e costante del nostro vivere quotidiano.
Ma da qualche anno, nuovi mezzi di informazione quali televisione ed internet ne hanno modificato la funzione e da portatore di notizie è sempre più diventato strumento di approfondimento e commenti.
Negli ultimi anni la diffusione dei maggiori quotidiani italiani, è costantemente diminuita, anche se di poco.
Lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione e di informazione, da alcuni entusiasticamente invocata come una travolgente ondata di cambiamento, da altri temuta come un pericolo di “morte della carta stampata”, non ha ancora avuto un influsso così catastrofico. Come risulta dalle analisi del Censis e da altri studi, i nuovi sistemi non sostituiscono quelli preesistenti. Le persone più “ricche” di informazione aggiungono i nuovi strumenti alla loro gamma di risorse, mentre i “poveri” sono attratti da altre forme di comunicazione quali telefono cellulare o televisione. Il problema della “ricchezza” di informazione e comunicazione non si risolve eliminando uno strumento per sostituirlo con un altro, ma scegliendo il più adatto per ogni uso e imparando a combinare efficacemente le loro utilità secondo le nostre esigenze.
Fatto sta che supplementi e gadget hanno riempito le edicole, contribuendo ad evitare un crollo della diffusione o, quantomeno, hanno fatto da paracaute in questa lenta discesa. Tutto questo al fine di mantenere costanti le copie vendute e non far cadere in picchiata gli introiti della Pubblicità.
Un fatto particolare è il recente sviluppo dei libri, e collane enciclopediche, venduti in edicola “in abbinamento” a giornali e riviste, ed inoltre è da evidenziare un nuovo fenomeno: la diffusione di quotidiani “gratuiti”(con pochissima foliazione, informazioni spot, e molti spazi pubblicitari) regalati in luoghi di grande passaggio come Metro, stazioni ferroviarie e aeroporti (in gergo “free press”) che, anche se nelle nostre zone non hanno ancora una presenza significativa, stanno condizionando il mercato in maniera sensibile.
Ma nella nostra provincia come si comporta il lettore? Quale tipologia di quotidiano ci accompagna durante la giornata?
A queste domande abbiamo cercato di dare delle indicazioni (basate su dati statistici), non pretendendo di dare alcuna diagnosi sociologica, visto che ci mancano anche gli strumenti, ma di fare una fotografia a una situazione di fatto.
Nel 2005 tra Catania e provincia sono state vendute sul canale edicola 13.625.117 copie, di cui oltre 7 milioni solo sul territorio cittadino, il resto viene suddiviso tra le fasce territoriali della nostra provincia, con un numero considerevole di copie nell’Hinterland, seguito dalla zona Acese, e della zona Etnea (comprendente anche i comuni di Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia), infine la zona Calatina dove spicca come realtà altamente popolata la città di Caltagirone.
Da tale analisi abbiamo potuto notare che, il nostro territorio è ancora fortemente legato alla presenza dei giornali locali (63%), mentre il resto viene spartito tra i nazionali (18%), e gli sportivi (15%), hanno una loro piccola dimensione, anche gli economici (3%) che per la propria funzione di strumento di lavoro sono legati alle attività produttive e professionali, ma secondo il nostro parere quel che salta agli occhi è la quasi inesistente presenza dei giornali “prettamente” politici (1%), testate che fino a qualche anno addietro avevano una forza diffusionale abbastanza sensibile (vedi ad esempio Unità, Avanti e Secolo d’Italia).
Nel comune di Catania, la presenza dei locali diventa ancor più rilevante (66%), (segno che vi è una importante richiesta di informazioni sulla “vita” cittadina), mentre rimane costante la percentuale degli economici (3%) segnale di una ripartizione media costante tra provincia e città, così come i nazionali (18%), mentre scende la quota degli sportivi (12%) sintomo che la maggiore diffusione questa tipologia la si ottiene in provincia.
Cominciamo ad approfondire l’analisi sulla nostra zona, cioè quella Etnea:
le testate locali perdono in percentuale 9 punti (57%) che vengono acquisiti dagli sportivi (21%), mentre il punto di percentuale in discesa dei nazionali (17%) viene acquisito dagli economici (4%).
le testate locali perdono in percentuale 9 punti (57%) che vengono acquisiti dagli sportivi (21%), mentre il punto di percentuale in discesa dei nazionali (17%) viene acquisito dagli economici (4%).
Puntando ancor di più la nostra lente d’ingrandimento sui nost centri vediamo cosa succede:
Nel territorio dei comuni indicati esistono 16 edicole (7 ad Adrano, 6 a biancavilla e 3 a S. Maria di Licodia), e presso queste rivendite le copie vendute in un anno sono state 260.725, cioè 743 copie giornaliere mediamente vendute, se consideriamo un bacino d’utenza di circa 60.000 abitanti, il numero risulta evidentemente molto basso, sintomo di una diffusa “povertà” intellettuale che, purtroppo, fa da forte contrappeso ad una piccola elite di persone che leggono giornali,
Altro dato particolarmente interessante è la discesa percentuale delle testate locali (47%) i nazionali salgono in media tra il 21 ed il 23%, mentre gli sportivi registrano un venduto pari tra il 23 ed il 26% (ad Adrano), a spiegazione di questi risultati potremmo azzardare qualche spiegazione riguardo al fatto che i locali hanno una penetrazione inferiore, in quanto i “pochi” lettori di quotidiani, essendo l’elite, di cui sopra, preferiscono il nazionale per documentarsi ed approfondire, oppure acquistano lo sportivo, che in paese potrebbe essere una delle “poche“ passioni per molti giovani. In questo contesto anche i politici guadagnano mediamente 1 punto percentuale, forse perché alcune “strutture partitico-ricreative” diventano una presenza importante sul territorio (guarda caso troviamo un venduto costante di Unità, Manifesto e Secolo d’Italia in misura variegata sui tre comuni).
Nel territorio dei comuni indicati esistono 16 edicole (7 ad Adrano, 6 a biancavilla e 3 a S. Maria di Licodia), e presso queste rivendite le copie vendute in un anno sono state 260.725, cioè 743 copie giornaliere mediamente vendute, se consideriamo un bacino d’utenza di circa 60.000 abitanti, il numero risulta evidentemente molto basso, sintomo di una diffusa “povertà” intellettuale che, purtroppo, fa da forte contrappeso ad una piccola elite di persone che leggono giornali,
Altro dato particolarmente interessante è la discesa percentuale delle testate locali (47%) i nazionali salgono in media tra il 21 ed il 23%, mentre gli sportivi registrano un venduto pari tra il 23 ed il 26% (ad Adrano), a spiegazione di questi risultati potremmo azzardare qualche spiegazione riguardo al fatto che i locali hanno una penetrazione inferiore, in quanto i “pochi” lettori di quotidiani, essendo l’elite, di cui sopra, preferiscono il nazionale per documentarsi ed approfondire, oppure acquistano lo sportivo, che in paese potrebbe essere una delle “poche“ passioni per molti giovani. In questo contesto anche i politici guadagnano mediamente 1 punto percentuale, forse perché alcune “strutture partitico-ricreative” diventano una presenza importante sul territorio (guarda caso troviamo un venduto costante di Unità, Manifesto e Secolo d’Italia in misura variegata sui tre comuni).
Questa piccola analisi, che, come già scritto, vuol essere soltanto uno spaccato della nostra realtà, però potrebbe essere uno spunto per ulteriori riflessioni socio-economiche sul nostro comprensorio, sulle abitudini della nostra gente, ma soprattutto per i nostri giovani.
Una ricerca del CENSIS, infatti, afferma che la frequenza di lettura, molto scarsa fra gli adolescenti, tende a crescere con l’età. La percentuale (fra i lettori) delle persone che leggono un giornale “tutti i giorni o quasi” è più alta dai 65 anni in su che in tutte le altre fasce di età. L’uso dei giornali come fonte di approfondimento cresce progressivamente con il livello di età. Le persone che descrivono la lettura dei quotidiani come “un’abitudine di cui non posso fare a meno” non compaiono fra gli adolescenti, sono il 18-19% fra i 18 e i 45 anni, il 25% fra i 45 e o 64, il 26% a 65 anni e oltre.
Pertanto seguendo i risultati dello studio del CENSIS il problema sta nell’ “accompagnare” i giovani alla lettura, ma anche alla possibilità di abituarli la presenza fisica del quotidiano, per questo ben vengano iniziative come la distribuzione di giornali in classe “quotidiano in classe” o il “newspapergame“ edito da alcune testate tra cui “LA SICILIA” di Catania, perché se utilizzate con intelligenza da parte dei fruitori, insegnati ed alunni, sicuramente risultano essere strumenti utili per una maggiore confidenza con il prodotto potenzialmente utili a da scatenare un circolo virtuoso finalizzato all’abitudine alla lettura.
Il giornale di carta è uno strumento molto pratico e, volendo parlare di "usabilità", è ancora superiore ad ogni altro mezzo di comunicazione. Si sfoglia, si piega, si strappa, si divide, si legge in piedi o seduti, brucia, ripara dalla pioggia e dal vento, sta in tasca o sotto il braccio, si può perdere o trovare, si compra o si guarda al bar, proprio per questo è un prodotto che non morirà mai, si modificherà, e forse anche modificherà profondamente, la propria funzione ma ……. sarà sempre un compagno fedele nell’avventura della nostra vita.
Francesco Liotta
Una ricerca del CENSIS, infatti, afferma che la frequenza di lettura, molto scarsa fra gli adolescenti, tende a crescere con l’età. La percentuale (fra i lettori) delle persone che leggono un giornale “tutti i giorni o quasi” è più alta dai 65 anni in su che in tutte le altre fasce di età. L’uso dei giornali come fonte di approfondimento cresce progressivamente con il livello di età. Le persone che descrivono la lettura dei quotidiani come “un’abitudine di cui non posso fare a meno” non compaiono fra gli adolescenti, sono il 18-19% fra i 18 e i 45 anni, il 25% fra i 45 e o 64, il 26% a 65 anni e oltre.
Pertanto seguendo i risultati dello studio del CENSIS il problema sta nell’ “accompagnare” i giovani alla lettura, ma anche alla possibilità di abituarli la presenza fisica del quotidiano, per questo ben vengano iniziative come la distribuzione di giornali in classe “quotidiano in classe” o il “newspapergame“ edito da alcune testate tra cui “LA SICILIA” di Catania, perché se utilizzate con intelligenza da parte dei fruitori, insegnati ed alunni, sicuramente risultano essere strumenti utili per una maggiore confidenza con il prodotto potenzialmente utili a da scatenare un circolo virtuoso finalizzato all’abitudine alla lettura.
Il giornale di carta è uno strumento molto pratico e, volendo parlare di "usabilità", è ancora superiore ad ogni altro mezzo di comunicazione. Si sfoglia, si piega, si strappa, si divide, si legge in piedi o seduti, brucia, ripara dalla pioggia e dal vento, sta in tasca o sotto il braccio, si può perdere o trovare, si compra o si guarda al bar, proprio per questo è un prodotto che non morirà mai, si modificherà, e forse anche modificherà profondamente, la propria funzione ma ……. sarà sempre un compagno fedele nell’avventura della nostra vita.
Francesco Liotta
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