murof
Abbiamo sempre saputo che Adrano, fin da prima del periodo greco, fu un insediamento ricco fiorente e, per avvalorare ciò, da qualche tempo la Sovrintendenza di Catania ha permesso di ridare dignità archeologica al sito delle mura ciclopiche Dionigiane.
Per conoscere meglio tale attività abbiamo voluto incontrare l’architetto Nicola Neri dirigente di Unità Operativa della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Catania che, coadiuvato dal Responsabile Scientifico dello Scavo Archeologico dott.sa Gioconda La Magna, segue, in qualità di Progettista e Direttore dei lavori, l’intervento finalizzato alla valorizzazione e pubblica fruizione dell’area archeologica di Adranon e delle mura Dionigiane di Adrano.
Quale è l’interesse storico, culturale ed economico per questi scavi ed esattamente cosa si sta studiando.
Lo studio sulla costruzione delle mura Dionigiane ci fa supporre che esso si attesti in un periodo teorico risalente al IV secolo Avanti Cristo.
Abbiamo la certezza di un insediamento nel III secolo A. C., in quanto Diodoro afferma che Dionigi si spostò ad Adrano, costruendo questa città fortificata, e a Tindari, dove la tecnica di costruzione delle mura è molto simile a quella che troviamo nel nostro territorio rivelando, di fatto, un piano d’espansione del dittatore.
Pertanto la logica teorica, parlando di IV secolo, ci fa supporre che all’interno di queste mura sorgesse un accampamento militare.
Nel terzo secolo, già in periodo greco, vi è una forma di crescita più evidente, di conseguenza si sta cercando di capire il passaggio che ha coinvolto la città.
Ed è proprio questa l’importanza delle mura e del loro studio.
Le mura sono costruite da un filare esterno ed uno interno a doppia faccia costruiti con elementi in pietra, di forma rettangolare, grandi oltre 1 metro, poi vi è una parte interna (emplecton) riempita, portando la larghezza del muro a circa 3 metri e mezzo, mentre l’altezza, vista la funzione di protezione da attacchi, doveva essere di circa 10 metri.
Gli archeologi, coordinati e diretti dalla dott.sa Gioconda La Magna Responsabile Scientifico dello Scavo Archeologico, stanno studiando la corretta collocazione temporale del muro al fine di ipotizzare la più verosimile tipologia di sviluppo del sito.
Tutte le risultanze, dal punto di vista archeologico, dello studio comunque, saranno inserite in una relazione che il team della dott.sa La Magna pubblicherà a fine lavoro.
Una cosa è certa, dentro il perimetro murario si trovava una città e ciò è suffragato dal fatto che, nel corso degli anni, sono stati scoperti diversi resti di edifici e testimonianze di vita quotidiana.
Chi ha commissionato il lavoro?
Il muro Dionigiano è stato vincolato, tramite un apposito decreto, già da oltre trenta anni, successivamente al vincolo si è proceduto all’esproprio dei terreni adiacenti per una fascia di circa 10 metri lungo il perimetro esterno, invece nel versante interno, dove presumibilmente era presente la città antica, per mancanza di fondi e per tutta una serie di motivi, non è stato possibile procedere.
A questo punto la Soprintendenza, nella mia persona e in quella della dott.sa La Magna, ha proposto un intervento per valorizzare il sito delle mura, e, nel 1999, il progetto è stato finanziato dall’Assessorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali, attingendo dai fondi statali per la tutela del Patrimonio culturale, reperiti tramite il gioco del Lotto, per una somma di poco meno di 700.000 €.
Tempi di consegna?
Entro l’autunno si potrà apprezzare una passeggiata archeologica lungo le mura Dionigiane, che circondavano la città di Adranon.
Vi sono possibilità per un’eventuale ulteriore estensione degli scavi?
Attualmente i lavori sono concentrati per una lunghezza circa 250 metri, oltre non possiamo continuare in quanto terreni di proprietà privata, ma la lunghezza delle mura è di circa 550 metri ed arriva alla rocca di Giambruno.
All’interno del sito vi è una “casalina” sotto la quale, durante il lavoro di ripristino, sono state rilevate tracce di ulteriori basamenti, e pertanto siamo nella attesa di un’eventuale autorizzazione, e conseguente finanziamento, per verificarne l’interesse archeologico.
Durante le operazioni di scavo, inoltre, è stata trovata un’ulteriore parte di mura che stiamo riportando alla luce.
Sono tutti elementi che ci permettono di credere che in futuro si possa estendere e rendere ancora più interessante ed importante il sito.
Abbiamo, infatti, intenzione di presentare il progetto per accedere ai finanziamenti comunitari (P.O.R.) per continuare gli scavi fino alla rocca di Giambruno.
L’ideale sarebbe ancora, di “entrare” nella città per riportare alla luce tutto il patrimonio possibile, anche perché le aree adiacenti, negli anni settanta, sono state notevolmente urbanizzate.
Naturalmente tutto ciò non potrà essere attuato in tempi brevissimi, ma questo è il nostro preciso intento.
Finalmente un cambio di rotta verso l’educazione alla tutela del Patrimonio culturale?
Una cosa fondamentale che finalmente si è intrapreso un “discorso” serio. Adrano potrebbe vivere con la valorizzazione del proprio patrimonio archeologico ed artistico, ma si è perso molto tempo prezioso.
Cosa intende dire?
I problemi sono molteplici, in primis la mentalità locale corrente che è quella del “patrimonio archeologico? ottima cosa ma …… non deve interessare il mio terreno e non deve danneggiare il mio portafoglio”. La mancanza di sensibilità della popolazione locale che, infatti, pensa essere una “sciagura” rinvenire dei reperti, all’interno di un proprio terreno, porta a non denunziare agli Organi competenti eventuali rinvenimenti.
Inoltre, i costi relativi ai lavori di recupero sono molto alti e i soldi, a disposizione della Soprintendenza nei capitoli ordinari, possono essere bastevoli solo per i “saggi”, vale a dire per capire se vi è qualcosa di archeologicamente interessante, ma per il resto mancano proprio i fondi (per tale motivo si spera di attingere in finanziamenti comunitari).
Ad onor del vero, non sempre si sono date rapide risposte, ma l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, ultimamente, ha mostrato una certa sensibilità verso la salvaguardia del nostro patrimonio artistico/culturale, vedi il finanziamento per il restauro degli altari della Chiesa dei Cappuccini, e quello per un progetto di scavo, di circa 210.000 €, che si avvierà a breve, nella città del Mendolito (vicino al fiume Simeto).
Ma allora quale sarebbe la soluzione a questo stato di cose?
Bisogna lavorare sulle scolaresche, per far crescere una cultura di salvaguardia del patrimonio e sfruttare le nuove tecnologie per rendere più piacevole le visite agli ospiti.
Per questo motivo, nel sito delle mura, abbiamo previsto una sala didattica al fine di proiettare ai turisti filmati che ricostruiscono virtualmente la città antica, oltre a cartelli guida didascalici lungo tutto il percorso ed ancora stiamo attrezzando degli spazi di sosta e riposo per una più piacevole passeggiata nella storia.
Ma altrettanto importante è cercare di creare un tour turistico che possa essere attraente per i turisti nella nostra città.
Il Castello Normanno, riorganizzato ed adeguato secondo le normative vigenti, dovrebbe riaprire entro la fine del 2008, quasi in contemporanea agli scavi nel sito delle mura, ed il turista, per visitare le due strutture, pagherà un biglietto unico, questa è già una piccola ma sostanziale, azione diretta alla definizione di un tour organizzato.
Se poi inseriamo il Ponte dei Saraceni, la Porta ed i ritrovamenti della città del Mendolito e non ultima la Torre Minà, pozzo che è testimonianza dell’ingegno idraulico del passato ripreso e adattato fino ai giorni nostri ed ormai presente solo in pochissime realtà, possiamo credere seriamente nello sviluppo di un turismo più stanziale, e quindi economicamente più valido.
Da tecnico, ritengo che Adrano abbia tutte le carte in regola per avere una struttura espositrice di reperti delle varie epoche e di tutte le opere d’arte presenti nel nostro territorio, per questo ipotizzerei la costruzione di un moderno edificio ad hoc per il Museo Regionale e la Pinacoteca, mentre il Castello potrebbe rimanere a disposizione come testimonianza del periodo Normanno ed essere visitato dai turisti presenti nella nostra città.
Ringraziamo l’arch. Neri non solo per le informazioni che ha fornito, ma anche per le proposte utili per uno sviluppo del nostro territorio, e auguriamo, a lui e al suo staff operativo, un proficuo e ricco lavoro.
A cura di Francesco Liotta e Giosuè Gullotta
Per conoscere meglio tale attività abbiamo voluto incontrare l’architetto Nicola Neri dirigente di Unità Operativa della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Catania che, coadiuvato dal Responsabile Scientifico dello Scavo Archeologico dott.sa Gioconda La Magna, segue, in qualità di Progettista e Direttore dei lavori, l’intervento finalizzato alla valorizzazione e pubblica fruizione dell’area archeologica di Adranon e delle mura Dionigiane di Adrano.
Quale è l’interesse storico, culturale ed economico per questi scavi ed esattamente cosa si sta studiando.
Lo studio sulla costruzione delle mura Dionigiane ci fa supporre che esso si attesti in un periodo teorico risalente al IV secolo Avanti Cristo.
Abbiamo la certezza di un insediamento nel III secolo A. C., in quanto Diodoro afferma che Dionigi si spostò ad Adrano, costruendo questa città fortificata, e a Tindari, dove la tecnica di costruzione delle mura è molto simile a quella che troviamo nel nostro territorio rivelando, di fatto, un piano d’espansione del dittatore.
Pertanto la logica teorica, parlando di IV secolo, ci fa supporre che all’interno di queste mura sorgesse un accampamento militare.
Nel terzo secolo, già in periodo greco, vi è una forma di crescita più evidente, di conseguenza si sta cercando di capire il passaggio che ha coinvolto la città.
Ed è proprio questa l’importanza delle mura e del loro studio.
Le mura sono costruite da un filare esterno ed uno interno a doppia faccia costruiti con elementi in pietra, di forma rettangolare, grandi oltre 1 metro, poi vi è una parte interna (emplecton) riempita, portando la larghezza del muro a circa 3 metri e mezzo, mentre l’altezza, vista la funzione di protezione da attacchi, doveva essere di circa 10 metri.
Gli archeologi, coordinati e diretti dalla dott.sa Gioconda La Magna Responsabile Scientifico dello Scavo Archeologico, stanno studiando la corretta collocazione temporale del muro al fine di ipotizzare la più verosimile tipologia di sviluppo del sito.
Tutte le risultanze, dal punto di vista archeologico, dello studio comunque, saranno inserite in una relazione che il team della dott.sa La Magna pubblicherà a fine lavoro.
Una cosa è certa, dentro il perimetro murario si trovava una città e ciò è suffragato dal fatto che, nel corso degli anni, sono stati scoperti diversi resti di edifici e testimonianze di vita quotidiana.
Chi ha commissionato il lavoro?
Il muro Dionigiano è stato vincolato, tramite un apposito decreto, già da oltre trenta anni, successivamente al vincolo si è proceduto all’esproprio dei terreni adiacenti per una fascia di circa 10 metri lungo il perimetro esterno, invece nel versante interno, dove presumibilmente era presente la città antica, per mancanza di fondi e per tutta una serie di motivi, non è stato possibile procedere.
A questo punto la Soprintendenza, nella mia persona e in quella della dott.sa La Magna, ha proposto un intervento per valorizzare il sito delle mura, e, nel 1999, il progetto è stato finanziato dall’Assessorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali, attingendo dai fondi statali per la tutela del Patrimonio culturale, reperiti tramite il gioco del Lotto, per una somma di poco meno di 700.000 €.
Tempi di consegna?
Entro l’autunno si potrà apprezzare una passeggiata archeologica lungo le mura Dionigiane, che circondavano la città di Adranon.
Vi sono possibilità per un’eventuale ulteriore estensione degli scavi?
Attualmente i lavori sono concentrati per una lunghezza circa 250 metri, oltre non possiamo continuare in quanto terreni di proprietà privata, ma la lunghezza delle mura è di circa 550 metri ed arriva alla rocca di Giambruno.
All’interno del sito vi è una “casalina” sotto la quale, durante il lavoro di ripristino, sono state rilevate tracce di ulteriori basamenti, e pertanto siamo nella attesa di un’eventuale autorizzazione, e conseguente finanziamento, per verificarne l’interesse archeologico.
Durante le operazioni di scavo, inoltre, è stata trovata un’ulteriore parte di mura che stiamo riportando alla luce.
Sono tutti elementi che ci permettono di credere che in futuro si possa estendere e rendere ancora più interessante ed importante il sito.
Abbiamo, infatti, intenzione di presentare il progetto per accedere ai finanziamenti comunitari (P.O.R.) per continuare gli scavi fino alla rocca di Giambruno.
L’ideale sarebbe ancora, di “entrare” nella città per riportare alla luce tutto il patrimonio possibile, anche perché le aree adiacenti, negli anni settanta, sono state notevolmente urbanizzate.
Naturalmente tutto ciò non potrà essere attuato in tempi brevissimi, ma questo è il nostro preciso intento.
Finalmente un cambio di rotta verso l’educazione alla tutela del Patrimonio culturale?
Una cosa fondamentale che finalmente si è intrapreso un “discorso” serio. Adrano potrebbe vivere con la valorizzazione del proprio patrimonio archeologico ed artistico, ma si è perso molto tempo prezioso.
Cosa intende dire?
I problemi sono molteplici, in primis la mentalità locale corrente che è quella del “patrimonio archeologico? ottima cosa ma …… non deve interessare il mio terreno e non deve danneggiare il mio portafoglio”. La mancanza di sensibilità della popolazione locale che, infatti, pensa essere una “sciagura” rinvenire dei reperti, all’interno di un proprio terreno, porta a non denunziare agli Organi competenti eventuali rinvenimenti.
Inoltre, i costi relativi ai lavori di recupero sono molto alti e i soldi, a disposizione della Soprintendenza nei capitoli ordinari, possono essere bastevoli solo per i “saggi”, vale a dire per capire se vi è qualcosa di archeologicamente interessante, ma per il resto mancano proprio i fondi (per tale motivo si spera di attingere in finanziamenti comunitari).
Ad onor del vero, non sempre si sono date rapide risposte, ma l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, ultimamente, ha mostrato una certa sensibilità verso la salvaguardia del nostro patrimonio artistico/culturale, vedi il finanziamento per il restauro degli altari della Chiesa dei Cappuccini, e quello per un progetto di scavo, di circa 210.000 €, che si avvierà a breve, nella città del Mendolito (vicino al fiume Simeto).
Ma allora quale sarebbe la soluzione a questo stato di cose?
Bisogna lavorare sulle scolaresche, per far crescere una cultura di salvaguardia del patrimonio e sfruttare le nuove tecnologie per rendere più piacevole le visite agli ospiti.
Per questo motivo, nel sito delle mura, abbiamo previsto una sala didattica al fine di proiettare ai turisti filmati che ricostruiscono virtualmente la città antica, oltre a cartelli guida didascalici lungo tutto il percorso ed ancora stiamo attrezzando degli spazi di sosta e riposo per una più piacevole passeggiata nella storia.
Ma altrettanto importante è cercare di creare un tour turistico che possa essere attraente per i turisti nella nostra città.
Il Castello Normanno, riorganizzato ed adeguato secondo le normative vigenti, dovrebbe riaprire entro la fine del 2008, quasi in contemporanea agli scavi nel sito delle mura, ed il turista, per visitare le due strutture, pagherà un biglietto unico, questa è già una piccola ma sostanziale, azione diretta alla definizione di un tour organizzato.
Se poi inseriamo il Ponte dei Saraceni, la Porta ed i ritrovamenti della città del Mendolito e non ultima la Torre Minà, pozzo che è testimonianza dell’ingegno idraulico del passato ripreso e adattato fino ai giorni nostri ed ormai presente solo in pochissime realtà, possiamo credere seriamente nello sviluppo di un turismo più stanziale, e quindi economicamente più valido.
Da tecnico, ritengo che Adrano abbia tutte le carte in regola per avere una struttura espositrice di reperti delle varie epoche e di tutte le opere d’arte presenti nel nostro territorio, per questo ipotizzerei la costruzione di un moderno edificio ad hoc per il Museo Regionale e la Pinacoteca, mentre il Castello potrebbe rimanere a disposizione come testimonianza del periodo Normanno ed essere visitato dai turisti presenti nella nostra città.
Ringraziamo l’arch. Neri non solo per le informazioni che ha fornito, ma anche per le proposte utili per uno sviluppo del nostro territorio, e auguriamo, a lui e al suo staff operativo, un proficuo e ricco lavoro.
A cura di Francesco Liotta e Giosuè Gullotta
FORUM