venerdì 11 aprile 2008

Domenico Ciancio Sanfilippo "Comunicazione integrata: Una grandissima bella “confusione” - di Francesco Liotta e Giosuè Gullotta

murof
Il mondo della comunicazione, affascinante, in perenne evoluzione e, per molti aspetti, difficile da comprendere, per questo abbiamo voluto incontrare il dott. Domenico Ciancio, importante punto di riferimento di quel sistema integrato di comunicazione che è il mondo de “LA SICILIA”.

Nell’era della globalizzazione, che spazio può avere oggi un quotidiano a carattere regionale come “LA SICILIA”?
È una questione aperta e in divenire, oggi ci troviamo a conoscere in tempi brevissimi tutto ciò che succede nel mondo, ma paradossalmente, ciò che succede in un dato territorio, più o meno piccolo, un giornale a carattere nazionale non ha la capacità di “sviscerare”, perché non ha gli strumenti necessari per comprendere fino in fondo la ragione di quel tal fenomeno.
Proprio per questo motivo, al fine di preservare il concetto di relazione territoriale le nostre pagine dedicate alla nostra provincia sono suddivise su aree geografiche ampie ma omogenee (etnea, acese, hinterland, ecc).
Le realtà territoriali possono essere condivise, ma non possono essere mai capite fino in fondo da chi è ”estraneo al territorio”, infatti, non è un caso che, quando arrivano in visita i giornalisti di testate del nord, si appoggiano spesso a colleghi locali, per riuscire a comprendere in tempi più brevi le peculiarità storiche e di tradizione dello stesso.
Ritengo, infine, che uno dei compiti che un quotidiano come il nostro ha, sia quello diretto alla difesa del territorio, anche prendendo dure posizioni, allorquando sia necessario, su temi nazionali come quando, ad esempio, il dott. Domenico Tempio pose in maniera forte e determinata l’attenzione sull’assenza, in finanziaria, delle grandi opere al Sud.

Esistono delle strategie per “catturare” il lettore?
Il giornale deve avere un linguaggio semplice ed immediato, infatti, a LA SICILIA ci stiamo adoperando per semplificare il linguaggio giornalistico; ci siamo resi conto che spesso i molti giornalisti partono da un presupposto, sbagliato a mio parere, che l’interlocutore sia un conoscitore dell’argomento trattato, mentre spesso il lettore, al contrario, vuole essere accompagnato alla conoscenza per poi, magari, farsene una propria opinione.
Ogni prodotto, specialmente nel mondo della comunicazione, per essere apprezzato prima di tutto deve essere capito, per questo motivo il giornalista deve avere una notevole capacità a adeguare il proprio linguaggio al target di lettore cui si sta rivolgendo.

Ma allora ritiene che questo possa essere una delle motivazioni per cui i giornali stanno perdendo terreno sul mercato?
Una delle cause, credo che sia la difficoltà, da parte delle testate, di capire l’evoluzione dei linguaggi.
La fascia che, attualmente viene a perdersi riguarda sopratutto i giovani, che non acquistano perché non riescono a trovare, nel quotidiano o rivista che sia, quello che vorrebbero leggere.
Ritengo che ognuno cerchi sul proprio giornale quello che “vuole” trovare, un esempio spesso citato è quello del torinese che acquista Tutto Sport perché parla in maniera approfondita della Juventus, o lo stesso per il romano che compra il Corriere dello Sport, così come il cittadino del vostro comprensorio legge Bloc Notes perché si rispecchia nel linguaggio e nelle informazioni che trova sulla rivista.
Quindi se il giornale riesce a adeguare il proprio linguaggio riuscirà ad andare avanti, in caso contrario dovrà pensare seriamente a modificare la propria impostazione.
E’ la prima e semplice legge del marketing, il prodotto deve essere tarato su quel che vuole la gente.

Altra questione che, secondo il credere comune, è il cannibalismo della Televisione e delle altre forme di informazione che, con la velocità di trasmissione della notizia, rispetto alla carta stampata, hanno inciso in maniera sensibile sul mercato dei giornali, pertanto ci chiediamo perché una persona dovrebbe continuare a comprare il quotidiano?
Noi viviamo in un mondo dove tutto ruota intorno all’immagine, con una tecnologia che galoppa, ed è naturale e, quindi, scontato che il giornale abbia un ritardo di 24 o, a volte, di 48 ore rispetto alla “sorella” televisione.
Capisco la sua domanda, ma penso che il giornale non deve “inseguire” la notizia così come è data dalla televisione, perché è perdente in partenza.
Purtroppo i prodotti, come il quotidiano, che hanno 60 anni di vita, e portano con sé, cose buone e cose meno buone, hanno tanta notorietà ed autorevolezza ma anche lentezza nel cambiamento.
Per questo il giornale deve diversificare, rispetto agli altri mezzi, l’approccio all’analisi dell’episodio accaduto, anche in considerazione al fatto che, ormai, nascono sempre più numerose, nuove forme di comunicazione, dirette a dare alla comunità nuovi e più veloci servizi.
Non dobbiamo dimenticare che anche i costi di tutto ciò che è immagine sono cambiati radicalmente, infatti, nel giro di 15 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante, basti pensare ad una macchina fotografica digitale, da pochi euro, per notare come è cambiato il modo di vedere e gestire le immagini.
Pertanto non credo che sia un problema di modalità nel concepire l’informazione su carta stampata o su televisione o, ancora, su Internet, quanto quello di “dominare” un sistema integrato di informazione.

Ruoli diversi ma “integrati”, ma allora quale è il ruolo del giornale ?
La cosa più affascinante di un giornale, credo sia l’approfondimento di un avvenimento, visto che i tempi di elaborazione della notizia sono più ampi, come dicevamo prima, le 24 ore ritengo possano essere importanti per metabolizzare e sviscerare le componenti.
Anche il lettore è più preparato, infatti, normalmente oggi colui che legge un quotidiano, è una persona che sa perfettamente come destreggiarsi tra i più diversi mezzi di comunicazione, come tv, sky, news tramite sms sul proprio telefonino.

Quindi non vi è, secondo lei, un aspetto negativo in questa cultura multimediale
Oggi non c’è un lettore che, sceglie un unico mezzo di informazione, ma ci troviamo sempre più in presenza di un soggetto “multimediale”, e non perché lo impone qualcuno, ma è proprio il mondo che si è avviato in tal senso, cioè non è più il mezzo di informazione che riesce a far adeguare i fruitori del prodotto, ma è al contrario una miscellanea di comunicazioni con le proprie peculiarità che vengono elaborate dalle persone.
Una grandissima bella confusione, in cui vedo il nostro ruolo di medio-piccola realtà, in confronto ai colossi mondiali, sempre più di specializzazione sul territorio, perché il colosso non potrà mai capire a fondo il nostro territorio, mentre noi lo respiriamo, lo viviamo e lo metabolizziamo ogni giorno.

A proposito di ciò, quale ruolo pensa debba avere un periodico strettamente locale come il nostro e, di conseguenza, quale impostazione e relativi obiettivi deve avere e perseguire?
Il vostro lavoro è meritorio perché è un lavoro diretto alla promozione, alla conoscenza ed è espressione di amore per il territorio che rappresentate.
Per questo, penso che prodotti come il Vostro siano complementari al servizio che un quotidiano come “LA SICILIA” offre giornalmente.
Infatti, un prodotto come Bloc Notes presenta caratteristiche e peculiarità che, sicuramente, arricchiscono la propria comunità.

Da una nostra inchiesta, di qualche tempo addietro, abbiamo appurato che mediamente tra Adrano, Biancavilla e S. Maria di Licodia (un territorio con un bacino d’utenza di circa 60.000 abitanti) si vendono in edicola 750 cp giornaliere (dato relativo al 2005). Cosa pensa di questo dato abbastanza sconfortante, anche alla luce che il mercato editoriale è in continua perdita?
Penso che il nuovo modo di comunicare abbia determinato, in linea generale, un abbassamento dell’indice di lettura dei giornali, e la cosa, che a livello nazionale è sensibilissima, in realtà medio-piccole, forse, assume maggiore incisività.
Queste forme di comunicazione, specialmente nel mondo giovanile, hanno eroso la forma tradizionale di informazione, anche a livello pubblicitario, infatti, molti imprenditori e commerciali riescono a raggiungere il proprio target di riferimento, forse in maniera più mirata e veloce, con altri mezzi di informazione, e facendo riferimento a questo stato di cose, spesso l’investimento non viene fatto sul quotidiano, causando, immancabilmente, anche un calo di venduto.
Immaginiamo una torta che rappresenti la comunicazione, le fette rappresentano le varie tipologie, oggi queste essendo più numerose hanno una dimensione minore rispetto al passato.

Quindi questo numero così basso di vendita non è sintomo di mancanza di informazione, ma di una diversa ripartizione degli strumenti di comunicazione.
Infatti, anche se facessimo un prodotto cartaceo veramente “unico”, il dato registrerebbe una variazione in positivo, sicuramente temporaneo, ma, certamente, di entità inferiore a quanto si può immaginare, perché è proprio la cultura dell’informazione che è cambiata.
Con questo si ritorna sempre al concetto di “comunicazione integrata”, tutti gli attori del settore devono imparare ad evolversi, a trovare i nuovi target, a cambiare linguaggio.
Pensiamo che fino a qualche anno addietro (e non molti), il giornalista che inseriva sotto la propria firma l’indirizzo internet era visto quasi come un extraterrestre, oggi è del tutto normale ed è un fortissimo strumento per un immediato contatto con migliaia di lettori.
In questa ottica, vedo molto più importante e innovativa la posta elettronica, che un sito Web, in quanto strumento di comunicazione biunivoca.

Prima di lasciarla ci piacerebbe sapere l’iter tipo che dovrebbe fare una persona che vorrebbe lavorare con voi, gli studi, le qualifiche, in altre parole, quali requisiti bisogna possedere per essere selezionati?
Fino a qualche tempo fa l’aver lavorato in tanti posti poteva essere giudicato un disvalore poteva essere considerato sinonimo di inaffidabilità, oggi invece l’aver avuto la possibilità di conoscere molti modi di lavorare e tante realtà è diventato un punto di forza per l’azienda ospitante.
Diversi nostri collaboratori hanno diverse esperienze alle spalle e ciò ha permesso a noi, e a se stessi di crescere in modo proficuo.
Inoltre, un’esperienza lavorativa, anche breve, fuori dalla Sicilia, arricchisce la persona in maniera più che esponenziale, e questo può essere molto utile per la nostra struttura aziendale.
Il concetto della diversificazione e flessibilità dovrebbe riguardare anche qualsiasi azienda, che ha il dovere di trovare nuove idee che possano tramutarsi in innovative forme di business, solo questo può consentire di rimanere, con sicurezza, sul mercato.

Quale è il rapporto di Domenico Ciancio con Adrano?
I veri adraniti erano mio nonno e mio zio, peccherei nel definirmi appartenente a quel territorio, ma non ho esitazioni a dire che amo, e rispetto, Adrano in quanto lo hanno amato le persone che amo.
Penso, però ad una cosa che unisce tutti noi isolani, per qualche tempo, ho vissuto fuori dalla Sicilia, per cercare di portare delle novità all’interno dell’azienda di mio padre, ma da buon siciliano ho sentito sempre forte il legame con la mia terra, sentimento che, di sicuro, porterò con me per tutta la vita.
In fondo lavoro per un giornale che ama il proprio territorio e, passatemi il termine, lo difende con l’operato giornaliero, anche con la consapevolezza dei difetti che, purtroppo esistono.


A cura di Francesco Liotta e Giosuè Gullotta


FORUM