domenica 5 aprile 2009

Biancavilla: L’insediamento archeologico di contrada Giardinelli-san Biagio - di Antonio Mursia


dott.ssa Gioconda Lamagna
Che la zona a 7 km sud da Biancavilla, denominata Giardinelli-san Biagio, sia stata considerata un sito di rilevante interesse archeologico, questo era già certo da molto tempo. Lo dimostrano le indagini condotte, seppur in modo dilettantistico, dai due studiosi biancavillesi Giacomo e Michelangelo Greco nel XIX secolo, e lo testimoniano ancora di più le ispezioni portate avanti prima da Paolo Orsi nei primi del novecento e poi da Umberto Spigo nel 1977.
Tuttavia dalle recenti ricognizioni effettuate dalla Soprintendenza ai BB. CC. e AA. di Catania, Servizio per i BB. Archeologici, sono emerse nuove ed interessanti indicazioni per comprendere più adeguatamente la nascita e lo sviluppo dell’insediamento umano di contrada Giardinelli-san Biagio.
Nell’anno 2007, infatti, mentre si procedeva all’identificazione delle emergenze archeologiche nel territorio di Biancavilla, si era deciso, quasi in modo del tutto casuale, di effettuare, dopo circa trenta anni, un field survey, pratica assai comune nell’indagine archeologica, meglio conosciuta in italiano come “ricognizione sul campo”.
Questa particolare tecnica che ha il pregio di non stravolgere i diversi livelli stratigrafici del sito analizzato, ma che ha anche gli inevitabili limiti di una ricerca superficiale, permette in ogni modo di poter comprendere approssimativamente l’arco cronologico in cui si sviluppò l’insediamento umano, e non ultimo il recupero di manufatti direttamente riconducibili ad esso.
La dott.ssa G. Lamagna, dirigente dell’U. O. XIII, di cui fanno parte i territori di Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia, e del Museo Archeologico Regionale di Adrano, in quella circostanza recuperò solamente un esiguo numero di frammenti di ceramica a vernice nera, ma non così scarsi da permettere di dimostrare la frequentazione del sito in un’età compresa tra gli ultimi del IV e i primi del III sec. a.C.
Tuttavia il materiale fittile che si recuperava in abbondanza sul terreno, era una ceramica il più delle volte acroma, e del tipo sigillata, propria del periodo romano, che si caratterizzava per una vernice brillante di colore rosso o arancione. Al primo tipo (acroma) appartenevano anche alcune sezioni di piccole anfore, ancora ben conservati.
Grazie a questi rinvenimenti e al successivo recupero di alcuni “suspensoria”, pilastrini che, tenendo sollevata la pavimentazione, consentivano la circolazione d’aria calda, si è pensato che in contrada san Biagio, in un periodo compreso tra il I e il III sec. d.C. sia potuta sorgere una villa che, oltre a caratterizzarsi per una più che modesta abitazione dotata di mosaici - come quelli individuati già nel 1977 -, potesse ospitare anche delle terme, verisimilmente private. Dette terme, che avevano bisogno di un abbondante flusso d’acqua per essere rifornite, potevano fare affidamento di questo prezioso elemento, dalle vicine sorgenti di Giardinelli. Ed un canale in cocciopesto affiorante dal suolo poco più di dieci metri a nord-est dal luogo in cui si sono avuti i ritrovamenti di cui abbiamo già accennato, convaliderebbe la tesi or ora esposta.
Tale insediamento certamente sviluppatosi in periodo romano, dovette perdurare ancora tra il V e il VI d.C., in piena dominazione bizantina, come farebbero supporre alcuni frammenti di tegole riferibili a questo periodo. Sempre al periodo bizantino sembrerebbe rimontare l’epigrafe in lettere greche incisa su un blocco di pietra nella limitrofa contrada Giardinelli.
Secondo l’esperto epigrafista dom. Vittorio Rizzone - monaco benedettino del Monastero Beato Dusmet di Nicolosi - l’iscrizioni incisa sulla roccia rivelerebbe il nome: “Sabiniou”, probabilmente un tempo avente funzione di cippo confinario, che delimitava le proprietà di questo oscuro personaggio.


Antonio Mursia