martedì 11 novembre 2008

Inchiesta: Rosario Lanzafame: La sfida delle tecnologie energetiche per un modello di sviluppo sostenibile. di Nino Reina e Angelo Abbadessa


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“Noi dobbiamo pensare in maniera europea, respirare in maniera europea; solo così possiamo pensare di uscire dal ghetto; perché l’Italia è da 25 anni che non fa niente”.

Questa è la premessa da cui è partito il prof. Rosario Lanzafame , Ordinario di Sistemi per l'Energia e l'Ambiente - Responsabile Scientifico "Progetto Solar" dell'Università di Catania temi nel colloquio che abbiamo avuto nei giorni scorsi presso la sua residenza nei pressi di Fleri, alle pendici dell’Etna, per conoscere meglio il progetto del riutilizzo, per nuove sperimentazioni sul fotovoltaico, della centrale solare “Eurelios” di Adrano.

“E la Sicilia – ha continuato – deve giocarsi la partita dell’eccellenza sulla base di una precisa presa d’atto: Essa governerà nel Mediterraneo questo processo di cambiamento che sta accadendo in modo silenzioso se saprà essere all’avanguardia nella sperimentazione delle nuove fonti energetiche. Altrimenti non avremo nessun sviluppo.
Noi abbiamo perso tutti i treni: le prime macchine eoliche sono nate in questo paese; l’effetto fotovoltaico è stato per la prima volta sfruttato da scienziati italiani; le motrici che ora funzionano in Normandia li abbiamo sperimentati nello Stretto di Messina. Ma risulta che una di queste cose, in questo nostro paese, siano state portate avanti?
La situazione dell’energia è stata per troppo tempo abbandonata ed ora è molto dura riprenderla. Ora o ci mettiamo tutti con la testa nelle condizioni di poter ragionare senza preconcetti e cerchiamo di portare a casa un minimo di risultati anche piccoli al giorno, oppure saremo costretti, tra qualche decennio a comprare l’energia dagli altri al prezzo che questi decideranno, senza essere in grado di autodeterminare il nostro futuro né tantomeno quello dei nostri figli, perché saremo privi di voce in capitolo.
Una Francia oggi ci può mettere in ginocchio, una Germania oggi ci può rovinare, l’Algeria ci può mettere completamente al freddo. Questo è lo scenario dei nostri giorni.”

Cosa bisogna fare per uscire da questa situazione alquanto critica?
Il punto è che bisogna fare capire alla gente che il problema delle fonti energetiche non è marginale e di poca importanza. La gente percepisce la lampadina e l’energia solo per quello che paga nella bolletta; dobbiamo fare capire, invece, che il problema energetico incide sulla qualità della nostra vita e inciderà ancor di più su quella dei nostri figli, se non faremo qualcosa per garantirla.
Questo discorso deve essere chiaro altrimenti ci troveremo in grosse difficoltà. Dobbiamo, perciò, posizionare dignitosamente il nostro paese e, tutti insieme, parlare in maniera seria, senza preconcetti, ma con onestà intellettuale.
Quando si parla, per esempio, del nucleare; il nucleare non l’abbiamo voluto più fare da parecchi anni e anche se oggi lo volessimo fare non è più possibile farlo. Oggi un impianto nucleare di taglia 5/ 6 mila MW, quando viene realizzato, ammesso che venga realizzato, deve vettoriare una quantità di energia tale che, oggi, nella rete nazionale non è vettoriabile perché il tubo è da 25 anni che non lo cambiamo.

E allora?
Allora, l’unica nostra soluzione è quella di generare l’energia là dove essa viene consumata. Come? Attraverso la micro generazione integrata e diffusa che utilizza diversi sistemi. Non c’è più un solo modo di produrre energia, non c’è più un solo sistema.
Noi abbiamo fatto degli ospedali in Germania, a Friburgo, dove c’è l’eolico, il fotovoltaico, il solare termico, dove ci sono le celle a combustibile, dove c’è il biometano, dove c’è il mare, il sole, la luna. Questo coacervo di sistemi è tutto finalizzato a creare un nuovo modello di sviluppo in cui la quantità di fossile, quindi di petrolio e di carbone, vada scemando sempre più e prendano il loro posto altre fonti energetiche alternative. Dobbiamo adottare un nuovo stile di vita.

In questo contesto la centrale solare Eurelios di Adrano che ruolo gioca?
È chiaro che Adrano è stata l’antesignana dell’energia solare a concentrazione; dopo aver visto il progetto “Archimede” di Priolo non vi viene difficile capire che Archimede è figlia di Adrano.

Come mai allora la centrale solare di Adrano è stata chiusa?
Non tanto per motivi di specchi ustori; era un problema di tecnologia e di materiali che non erano adatti e quindi il costo per kilovattore risultava molto elevato; ecco, se prendiamo un pezzo di paradiso e lo mettiamo in terra, se non è competitivo, esso muore; se la comprerebbe la vettura ad idrogeno se per comprarla si deve vendere la casa di Adrano; dirà è molto bello che la vettura ad idrogeno produce vapor d’acqua; ma dirà anche che, siccome costa troppo, io non me la posso comprare.
Quindi non c’erano le tecnologie e i materiali adeguatamente stazionari per cui il costo per kilovattore era troppo elevato e non risultava competitivo.

La struttura che c’è ad Adrano che fine farà? sarà smantellata?
Purtroppo ci hanno pensato i vandali che l’hanno talmente danneggiata che oggi i soldi della ricerca sono dovuti confluire su Eurelios per metterla in sicurezza perché hanno portati via i tombini, le vasche, i fili; ed è un posto pericolosissimo.
Quali sono i progetti che interesseranno la centrale Eurosolare nei prossimi anni?
La centrale Eurelios è stata oggetto di forte attenzione per lo sviluppo di un campo solare a specchi concentrati che partendo dalla tecnologia già esistente e con nuovi materiali poteva portare la potenza da 1 MW, che era quella iniziale, a 100 MW. E questo nello stesso spazio, dopo 30 anni, con una tecnologia identica, ma con un captatore eliostatico nuovo e con un fluido termovettore che sono i sali fusi che servono per conservare il calore.
Mentre si pensava in un primo tempo che la naturale evoluzione di questa centrale fosse quella di mettersi in tandem con Priolo e fare ricerca sul solare termodinamico a concentrazione a sali fusi, in un secondo tempo, ora, per questioni di capitalizzazione si farà soltanto ricerca sul fotovoltaico avanzato che serve subito e che più che ricerca diventa organizzazione e innovazione industriale
Si farà un centro per il fotovoltaico avanzato a fili sottili. Non il pannello, ma una specie di carta stagnola che si appiccica e fa corrente. Si mette sul vetro della macchina e fa energia elettrica.
Questo fotovoltaico avanzato è ancora ricerca o è già stato sperimentato?
Questa è ricerca; è sperimentazione per la valutazione della ingegnerizzazione di questi processi: cioè ricerca per abbassare quanto più possibile i costi. Perché altrimenti sarà una bella cosa, ma non interesserà nessuno.
Quando partirà questa sperimentazione e che tempi di intervento si prevedono?
Io penso di potervi dire, intanto, che sul fotovoltaico integrato già si sta investendo parecchio: per questi progetti vi è un investimento di 49 miliardi di euro, 100 miliardi di vecchie lire. E partirà nel prossimo anno, nel 2009.
È chiaro, però, che questa è una storia da scrivere; siamo all’inizio, ma la scriveremo noi, perché sulla tecnologia del solare termodinamico siamo i primi.

Quali sono, nel tempo immediato, le prospettive che scaturiscono da queste ricerche e sperimentazioni?
Le prospettive sono decisamente interessanti per l’Italia ed in particolare per la Sicilia che, per la sua privilegiata localizzazione e la sua leadership sul solare, potrebbe svolgere un ruolo di prestigio nel processo innovativo condiviso dai Paesi delle sponde del Mediterraneo, grazie anche al programmato del completamento dell’interconnessione elettrica Italia-Tunisia.
Esistono numerosi impianti solari termodinamici a diversi stadi di sviluppo nel mondo (USA, Messico e Sud Africa); tutti quelli americani funzionano nei deserti ma non con i sali fusi che è un brevetto italiano, ma con l’olio diatermico, tossico per mille anni; dove esplode un sistema ad olio diatermico ad alta concentrazione non esce un filo d’erba per 10 secoli; se esplode un tubo ad Adrano o a Priolo avremo il fertilizzante delle arance. Ci si riferisce poi, in particolare, ai progetti già avviati in Israele, Algeria, Marocco ed Egitto.
Per disseminare la cultura del solare termodinamico ed aumentare nel medesimo tempo la consapevolezza industriale delle prospettive a medio termine di questa tecnologia; si sta, infine, valutando preliminarmente il progetto per la realizzazione di un impianto ibrido a concentrazione (fluido termovettore olio diatermico-sali fusi di sodio e potassio) in un deserto di un paese dell’area del Mediterraneo, con l’obiettivo di raggiungere un costo dell’energia prodotta inferiore a 20 euro-centesimi per chilowattora generato, compreso l’utilizzo del 5% dell’energia prodotta per l’alimentazione di un impianto di dissalazione.

Che conclusione possiamo trarre da questa breve ma interessante chiacchierata, prof. Lanzafame?
Si può affermare, per concludere, che il fattore tecnologico è importante per raggiungere il successo, ma, per fortuna, non è il solo. Purtroppo bisogna ammettere che l’Italia arriva tristemente in ritardo, rispetto ad alcuni Paesi dell’Europa, nel settore delle nuove tecnologie energetiche e nello sviluppo dell’industria di costruzione dei sistemi avanzati e dei componenti per la generazione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
Occorrono dunque idee nuove per vincere, magari facendo tesoro delle esperienze già fatte da altri.
Serve uno sforzo di alto profilo per permettere al Paese di uscire dalla situazione di pesante dipendenza energetica dall’estero, attraverso un rilancio forte della Ricerca Scientifica finalizzata al riposizionamento dignitoso della Nazione nell’ambito della classifica dei produttori europei di sistemi energetici da fonte rinnovabile.
Con l’impianto Archimede, la Sicilia si rimette coraggiosamente in gioco in Europa, guardando al futuro e rivendicando un passato glorioso. Affiora con vigore alla mente il nome dello scienziato siracusano che con il suo “Principio” riuscì a stimolare perfino la fantasia di Leonardo da Vinci.
Archimede passò alla storia per gli specchi ustori che, secondo la tradizione, gli permisero di bruciare le navi della flotta romana di Marcello durante la seconda guerra punica. La potenza infinita del sole fu intuita già duemila anni or sono dalla sua mente geniale. Ancora oggi, per molti versi, questa sua invenzione eccellente resta di valore impareggiabile nel lungo sentiero percorso dalla evoluzione scientifica dell’uomo sul pianeta.
Con l’impianto solare termodinamico Archimede e con il Progetto Solar, la terra di Sicilia vuole riprendere questo nobile cammino.

A cura di Nino Reina ed Angelo Abbadessa