martedì 11 novembre 2008

Pietro Cannistraci "non possiamo certo disboscare l'Etna e non siamo certo la Svezia". di Enrico Indelicato


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Pietro Cannistraci: “No alla centrale a biomasse, parliamo invece di sviluppo sostenibile per il nostro territorio”.

Una centrale termoelettrica a biomasse vergini capace di produrre 47,25 Mw di elettricità. Nei pressi di contrada “Rinazzi”, nel territorio di Biancavilla. Questo il progetto presentato da una società svizzera con referenti locali al Comune di Biancavilla e alla Provincia di Catania all’inizio del 2007, che adesso ha subito una battuta d’arresto, forse definitiva. E’, infatti, negativo il responso maturato in occasione della Conferenza dei servizi svoltasi lo scorso 25 settembre presso l’Assessorato regionale all’Industria, a Palermo, alla presenza dei rappresentanti della Provincia, dell’Ato e dell’Enel. Per Biancavilla c’era l’assessore alla Publica Istruzione Pietro Cannistraci, da tempi non sospetti impegnato sul fronte dell’ambientalismo e del rispetto del territorio, anche attraverso le prese di posizione sul suo blog. “Il nostro territorio non ha bisogno di una centrale del genere – afferma Cannistraci – né esistono le condizioni sufficienti perché possa sorgere senza contraccolpi per l’ambiente.” A lui abbiamo chiesto di spiegarci la posizione dell’amministrazione biancavillese.


Assessore, come amministrazione vi siete pronunciati subito a sfavore della costruzione della centrale termoelettrica a biomasse vergini nel territorio di Biancavilla. Perché?
Fondamentalmente, assieme all’ufficio tecnico, abbiamo riscontrato due ostacoli insormontabili per la costruzione della centrale. Innanzitutto il luogo dove doveva nascere lo stabilimento: si tratta di una zona Sic (Sito di interesse comunitario ndr) sottoposta a vincolo idrogeologico per il rischio di inquinamento alle falde acquifere. In secondo luogo, nel Piano regolatore generale quel terreno è destinato ad area agricola, e dunque un insediamento industriale avrebbe stravolto il territorio in questione.
Eppure, pare che alcuni ambientalisti si siano dichiarati disponibili alla costruzione di centrali di questo tipo, poiché produrrebbero energia nel rispetto dei principi espressi dal Protocollo di Kyoto…
E’ possibile che alcuni ambientalisti, in buona fede, oggi si dimostrino favorevoli. Ma bisogna ammettere che su questo argomento c’è ancora molta ignoranza. Piuttosto che al Protocollo di Kyoto, dietro il quale è facile nascondersi, si dovrebbe fare maggiormente riferimento alla Carta di Aalborg che evidenzia come ogni realtà territoriale possiede peculiarità proprie, dunque spetta ai comuni favorire un processo di sviluppo che possa essere sostenibile per il territorio e per la sua salvaguardia.


A Biancavilla, dunque, non esistono le condizioni favorevoli per una centrale di questo tipo…
Per alimentare una centrale a biomasse sarebbe necessaria una quantità di legname considerevole. Ma non si può certo disboscare l’Etna o l’intera Sicilia…Per non dire dell’impatto ambientale che avrebbero i circa 8.000 tir che dovranno portare a destinazione tutto questo legname o tutti gli scarti dell’agricoltura. Una centrale del genere, per essere economicamente plausibile, dovrebbe superare i 20 Mw, e pare che la proporzione tra Mw e tonnellate di legno sia di 1:4000 (ogni Mw corrisponde a 4000 tonnellate di legno). Capisce che non sarebbe facile costruire una struttura di questo tipo nel nostro territorio senza conseguenze ambientali, non siamo certo la Svezia…
Alla lunga, dunque, potrebbero sorgere problemi di anti-economicità. Questo potrebbe portare ad una riconversione della centrale, con il rischio che diventi, come lei ha detto, un “inceneritore camuffato”?
In Italia sono successe già situazioni di questo tipo. Alcune centrali, inizialmente sorte per produrre 5 Mw, per i ricordati problemi di anti-economicità riconvertite ai 20 Mw, non potendo reperire il materiale necessario, hanno utilizzato materiali di scarto dell’agricoltura non vergini, dunque trattati anche con sostanze nocive. Un’ulteriore conferma del fatto che una struttura di questo tipo non può nascere sulla base di considerazioni teoriche. La pratica ci mette di fronte a conseguenze di altro tipo.

La Conferenza dei servizi, al quale ha preso parte anche lei, ha dato parere negativo. La Società interessata alla centrale non si è presentata e ha presentato una documentazione incompleta. Anzi, pare che abbia abbandonato il progetto. Possiamo dire oggi che la centrale sicuramente non verrà più costruita?
Io ritengo che si possa dire che non nascerà alcuna centrale sul territorio di Biancavilla, anche se per prassi bisogna concedere alla Società svizzera un mese di tempo per la presentazione di eventuali integrazioni. Ma il parere negativo è stato unanime…


Ad Adrano su questo argomento è scoppiata una polemica politica, con tanto di richiesta di dimissioni per l’assessore all’ambiente. E’ forse il sintomo che su argomenti ecologisti si è abbassata la guardia dalle nostre parti, e dunque è necessaria la polemica politica per attirare l’attenzione?
La polemica fine a se stessa, sulla quale non voglio entrare in merito, non serve a niente. Se poi da questa polemica vengono fuori decisioni importanti che riguardano il nostro territorio, come la creazione del Parco del Simeto, l’adesione alla Carta di Aalborg, allora va bene, perché a quel punto si capirebbe veramente chi è realmente interessato all’ambiente. Per quanto mi riguarda, mi impegnerò perché ci si possa sedere a tavolino con gli altri comuni della Valle del Simeto e discutere di sviluppo sostenibile per il nostro territorio in generale e per la Valle del Simeto in particolare.


Qual è la sua idea di sviluppo sostenibile, allora?
Tante volte ho parlato di agriturismi, di percorsi alternativi. Sono queste le cose che creerebbero vero sviluppo nel nostro territorio, impegnando molti giovani in ambito lavorativo, e salvaguardando l’ambiente. Una centrale per le biomasse, invece, non avrebbe neanche benefici dal punto di vista occupazionale, perché ci lavorerebbero una decina di persone, metà dei quali tecnici addetti solo a schiacciare qualche pulsante.
Lei si occupa di tematiche legate all’ambiente non certo da oggi. Prima di chiudere la nostra discussione, le chiedo cosa ne pensa dell’emergenza rifiuti scoppiata in modo eclatante nei nostri comuni? Come si risolve?
A Biancavilla siamo partiti quindici anni fa con la raccolta differenziata e pochi comuni ci hanno seguito. Oggi tutti chiedono di potersi occupare direttamente dello smaltimento dei rifiuti, ma ancora siamo ad un punto fermo. Intanto si sta creando un’emergenza come avvenuto a Napoli, e spesso l’emergenza serve per fare affari. La soluzione sta nella differenziata, anche perché non ci vuole una mentalità svedese per adottarla, come testimoniano anche alcuni grossi centri della Campania…


Enrico Indelicato