turacul
Il territorio appartenente alle città contigue di Adrano e Biancavilla costituisce una delle aeree archeologiche più interessanti della Sicilia orientale. Questo avviene, in maggior ragione, se si considerano i siti frequentati in età preistorica, e nella fattispecie durante quell’arco di tempo che si estende dall’Età del Rame e quella del Bronzo. Ciò molto probabilmente fu dovuto alla particolare tipologia del suolo che l’uomo ritrovò allorquando venne ad abitare nella regione etnea.
Le zone che si estendono ai piedi dell’Etna, infatti, si caratterizzano rispetto a quelle del siracusano, dell’agrigentino, così come delle diverse zone dell’intera isola siciliana, per l’alta consistenza della roccia. Così se nelle rimanenti regioni della Sicilia, l’uomo poteva ricavare spazi abitativi, seppur modesti, “semplicemente” solcando la roccia relativamente duttile, nei territori etnei questi era costretto a rifugiarsi solo ed esclusivamente nelle spelonche createsi durante le frequenti eruzioni vulcaniche.
Fu così che l’homo Aethnensis, influenzato dall’ambiente naturale che lo circondava e, nello stesso tempo, consapevole di vivere un particolare rapporto con la Montagna infuocata, sviluppò, col tempo, delle forme cultuali e culturali assai peculiari in rapporto al panorama che si presentava in quel periodo in tutte le regioni dell’isola.
E l’illustre Paolo Orsi, archeologo roveretano di nascita, ma siciliano di adozione, se ne dovette rendere conto sin già dalle prime esplorazioni condotte nelle grotte che si aprono sovente nel territorio tra Adrano e Biancavilla, se nel BPI (Bullettino di Paleotnologia Italiana) del 1912 – in conseguenza del rinvenimento della caverna presso la Chiesa Maria SS. Annunziata di Biancavilla – scriveva: Biancavilla. Necropoli sicula con forme sepolcrali nuove.
Ovviamente da quelle ricerche, ormai lontane nel tempo e nella metodologia di indagine applicata, molti e nuovi passi avanti sono stati condotti grazie soprattutto all’intenso lavoro portato avanti dalla Soprintendenza per i BB. CC. e AA. di Catania, Servizio per i BB. Archeologici.
Tuttavia, va detto, che molto al momento resta da fare. Molti sono ancora i luoghi da esplorare, esaminare, e darne delle dettagliate descrizioni scientifiche.
Ma, è innegabile che tutto ciò potrà essere portato a termine, solamente dopo l’instaurazione di quel circolo virtuoso, tra la cittadinanza, gli enti di ricerca e le istituzioni amministrative.
Antonio Mursia
Il territorio appartenente alle città contigue di Adrano e Biancavilla costituisce una delle aeree archeologiche più interessanti della Sicilia orientale. Questo avviene, in maggior ragione, se si considerano i siti frequentati in età preistorica, e nella fattispecie durante quell’arco di tempo che si estende dall’Età del Rame e quella del Bronzo. Ciò molto probabilmente fu dovuto alla particolare tipologia del suolo che l’uomo ritrovò allorquando venne ad abitare nella regione etnea.
Le zone che si estendono ai piedi dell’Etna, infatti, si caratterizzano rispetto a quelle del siracusano, dell’agrigentino, così come delle diverse zone dell’intera isola siciliana, per l’alta consistenza della roccia. Così se nelle rimanenti regioni della Sicilia, l’uomo poteva ricavare spazi abitativi, seppur modesti, “semplicemente” solcando la roccia relativamente duttile, nei territori etnei questi era costretto a rifugiarsi solo ed esclusivamente nelle spelonche createsi durante le frequenti eruzioni vulcaniche.
Fu così che l’homo Aethnensis, influenzato dall’ambiente naturale che lo circondava e, nello stesso tempo, consapevole di vivere un particolare rapporto con la Montagna infuocata, sviluppò, col tempo, delle forme cultuali e culturali assai peculiari in rapporto al panorama che si presentava in quel periodo in tutte le regioni dell’isola.
E l’illustre Paolo Orsi, archeologo roveretano di nascita, ma siciliano di adozione, se ne dovette rendere conto sin già dalle prime esplorazioni condotte nelle grotte che si aprono sovente nel territorio tra Adrano e Biancavilla, se nel BPI (Bullettino di Paleotnologia Italiana) del 1912 – in conseguenza del rinvenimento della caverna presso la Chiesa Maria SS. Annunziata di Biancavilla – scriveva: Biancavilla. Necropoli sicula con forme sepolcrali nuove.
Ovviamente da quelle ricerche, ormai lontane nel tempo e nella metodologia di indagine applicata, molti e nuovi passi avanti sono stati condotti grazie soprattutto all’intenso lavoro portato avanti dalla Soprintendenza per i BB. CC. e AA. di Catania, Servizio per i BB. Archeologici.
Tuttavia, va detto, che molto al momento resta da fare. Molti sono ancora i luoghi da esplorare, esaminare, e darne delle dettagliate descrizioni scientifiche.
Ma, è innegabile che tutto ciò potrà essere portato a termine, solamente dopo l’instaurazione di quel circolo virtuoso, tra la cittadinanza, gli enti di ricerca e le istituzioni amministrative.
Antonio Mursia