turacul turacul
Dopo il gran trambusto registrato, circa due-tre anni or sono, delle pessime condizioni in cui versano alcune delle più antiche e più importanti Chiese biancavillesi nessuno più se ne è occupato. Che tutti i problemi siano stati risolti? Certamente no, se si eccettua l’avvenuto restauro e messa in sicurezza della Chiesa dell’Odigitria.
Con ciò, tuttavia, non voglio affermare che quanto è stato fatto è poco, ma - mi si consenta di dire che - non è stato neanche molto. Altri edifici sacri, infatti, benché non costituiscano Parrocchia, aspettano di essere risanati.
E’ il caso, per esempio, della Chiesa della Mercede, un vero gioiello d’arte barocca degli ultimi del seicento – inizi settecento. Già molti sono stati i danni che l’edificio, insieme, al più incantevole ciclo pittorico di Giuseppe Tamo, ha dovuto subire. Ricordiamo che le pitture dell’artista bresciano – così almeno amava definirsi questi -, un tempo, ricoprivano più del 90 % delle sue pareti, mentre a giorni nostri, rimangono solamente quelle della volta, peraltro in pessime condizioni.
Ed ancora come dimenticare la Chiesa di sant’Orsola, ormai da troppo tempo chiusa ai fedeli perché dichiarata inagibile? Si deve sapere che questo edificio sacro, in particolar modo per la comunità francescana biancavillese, ma anche certamente per tutta la popolazione della nostra cittadina, rappresenta un luogo di particolare importanza, poiché fu la prima Chiesa in cui officiarono i frati Francescani Riformati nel lontano 1684. E’ indubbio che l’arrivo di questo Ordine Religioso cambiò radicalmente lo spirito di questa comunità. E, allora, perché rischiare di perdere un luogo così prezioso per la nostra memoria?
Ma, all’incuria dell’uomo e all’azione degli agenti atmosferici, non si è sottratta neanche la Chiesa di Gesù e Maria, la cui ubicazione ricade quasi alla fine di via Mongibello. L’edifico sacro in questione, insieme alla Basilica Collegiata Maria ss. dell’Elemosina, alla Chiesa del ss. Rosario, alla Chiesa del Purgatorio, e ovviamente, insieme, ai palazzi privati di Piazza Roma, rappresenta il salotto buono della città di Biancavilla. E, allora, perché rinunciare a questo salotto, il luogo per antonomasia dove viene accolto l’ospite – visitatore?
Antonio Mursia
Con ciò, tuttavia, non voglio affermare che quanto è stato fatto è poco, ma - mi si consenta di dire che - non è stato neanche molto. Altri edifici sacri, infatti, benché non costituiscano Parrocchia, aspettano di essere risanati.
E’ il caso, per esempio, della Chiesa della Mercede, un vero gioiello d’arte barocca degli ultimi del seicento – inizi settecento. Già molti sono stati i danni che l’edificio, insieme, al più incantevole ciclo pittorico di Giuseppe Tamo, ha dovuto subire. Ricordiamo che le pitture dell’artista bresciano – così almeno amava definirsi questi -, un tempo, ricoprivano più del 90 % delle sue pareti, mentre a giorni nostri, rimangono solamente quelle della volta, peraltro in pessime condizioni.
Ed ancora come dimenticare la Chiesa di sant’Orsola, ormai da troppo tempo chiusa ai fedeli perché dichiarata inagibile? Si deve sapere che questo edificio sacro, in particolar modo per la comunità francescana biancavillese, ma anche certamente per tutta la popolazione della nostra cittadina, rappresenta un luogo di particolare importanza, poiché fu la prima Chiesa in cui officiarono i frati Francescani Riformati nel lontano 1684. E’ indubbio che l’arrivo di questo Ordine Religioso cambiò radicalmente lo spirito di questa comunità. E, allora, perché rischiare di perdere un luogo così prezioso per la nostra memoria?
Ma, all’incuria dell’uomo e all’azione degli agenti atmosferici, non si è sottratta neanche la Chiesa di Gesù e Maria, la cui ubicazione ricade quasi alla fine di via Mongibello. L’edifico sacro in questione, insieme alla Basilica Collegiata Maria ss. dell’Elemosina, alla Chiesa del ss. Rosario, alla Chiesa del Purgatorio, e ovviamente, insieme, ai palazzi privati di Piazza Roma, rappresenta il salotto buono della città di Biancavilla. E, allora, perché rinunciare a questo salotto, il luogo per antonomasia dove viene accolto l’ospite – visitatore?
Antonio Mursia