giovedì 19 febbraio 2009

Fabrizio De Andrè. A dieci anni dalla morte, Biancavilla lo ricorda così… - di Francesca Longo


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La sera dell’undici gennaio, al teatro “La Fenice” di Biancavilla, c’erano tutti i suoi ammiratori, “…con gli occhi rossi e il cappello in mano…”, a salutare chi, per un’intera vita, “…senza pretese, senza pretese…portò l’amore nel paese”.
Difficile etichettare la sua musica, ancora di più la sua persona. Faber, come un abile salmone, è riuscito sempre a guizzar via e a risalire il fiume in direzione ostinata e contraria, ovvero , come ha ricordato dal palco il dott. LucaTerranova, a “…stare sempre dalla parte dei vinti e degli ultimi, rendendoli vincitori”.
Nato in una famiglia agiata e borghese, non ha mai smesso di lottare contro l’ipocrisia della società e le convenzioni sociali.
Della pietas “erga omnes” ne ha sempre fatto il suo vangelo, ora con la sua vita, ora con le sue canzoni.
Ma come può un anarchico come lui affermare che Gesù Cristo fu il più grande rivoluzionario di tutti i tempi? Insomma come si spiega il connubio anarchia-religione, che, di primo acchito, sembrerebbe cozzare? Secondo il dott. Alfio Grasso, scrittore e giornalista, autore del libro “Fabrizio De Andrè. Anarchia e poesia”, presente quella sera in sala, con il suo incisivo intervento, “…bisogna sfatare il mito che gli anarchici debbano essere per forza degli atei. L’anarchico può in qualche modo contestare l’Istituzione Chiesa, perché rappresenta un potere, ma ciò non significa che non possa avere un suo credo. De Andrè credeva in Dio, un Dio somma di tutte le anime. L’amore per il prossimo è un comandamento che gli anarchici sono disposti a tollerare senza fatica, proprio perché è un qualcosa di assolutamente naturale”.
Temi forti nelle sue canzoni: l’amore, la discriminazione sociale e razziale, la diversità, la giustizia, Dio… Il tutto raccontato con uno stridente realismo e con una pacata schiettezza.
Incessanti e aspre le sue condanne nei confronti delle guerre, delle prevaricazioni in genere (Fiume Saint Crek) e della pena di morte (La ballata degli impiccati).
La kermesse di quella sera, suddivisa in due parti, ha voluto omaggiare il suo talento e la sua persona. Dal pomeriggio fino a sera, i ragazzi del Liceo Socio-Psico- Pedagogico di Biancavilla si sono abilmente alternati in un continuum di presentazioni: giornalisti, musicisti ed estimatori del nostro, tutti desiderosi di ricordarlo, ciascuno a proprio modo. La seconda parte della serata è stata un tripudio di emozioni con i “Musicanti di Ventura”, gruppo musicale tutto troinese, composto da 12 elementi (tre vocalist, una voce narrante e otto musicisti), che ci ha deliziati, proponendoci più di trenta canzoni di Fabrizio. Sembrava proprio di stare ascoltando un suo concerto; estatica l’atmosfera. A coadiuvare i nostri, la splendida voce della biancavillese Stefania Lanza, con i suoi acuti mozzafiato.
Nel rispetto dell’attenzione che il festeggiato ha sempre riservato agli “ultimi”, si sono volute invitare le associazioni cittadine senza scopo di lucro, dando loro la possibilità di raccogliere fondi. Doveroso il girotondo, fatto fare a tutti gli astanti, per commemorare i bambini che, in questi giorni, vediamo essere vittime del sanguinoso conflitto nella striscia di Gaza.
Un plauso all’Amministrazione Comunale tutta, guidata dal Sindaco Pippo Glorioso, e all’Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione Pietro Cannistraci, che hanno permesso la realizzazione del suddetto spettacolo.

Francesca Longo