A colloquio con il prof. Pietro Scalisi, Pittore, scrittore e autore dell’opera di narrativa “Piazza Cillari”
Nei saloni di Palazzo San Domenico ad Adrano nelle settimane scorse è stato presentato il primo libro di narrativa del prof. Prof. Pietro Scalisi intitolato “ Piazza Cillari”
Un memoriale in cui l’autore racconta la sua infanzia vissuta in uno dei quartieri simbolo di Adrano un tempo ricco di fascino, tradizioni e abbondanza prima che i bombardamenti della seconda guerra mondiale del ‘43 tranciarono le radici più profonde di una civiltà contadina che vide improvvisamente sprofondare i sogni e ricordi più belli di quell’epoca felice e genuina.
Alla presentazione del libro erano presenti la dott. Antonella Carini del direttivo della F.I.D.A.P.A. di Adrano, il prof. Rosario Mangiameli Docente di Storia Contemporanea all’Università di Catania che ha relazionato sul tema. Presente anche l’autore del libro che ci racconta il bel tempo, gli usi e i costumi degli abitanti del quartiere Cillari.
Lei, appena un bambino di 9 anni, ricorda quei giorni felici vissuti prima della guerra in quel quartiere posto tra via Catena e via Romeo, che è appunto Piazza Cillari, dove è nato e cresciuto con la sua famiglia.
Nei saloni di Palazzo San Domenico ad Adrano nelle settimane scorse è stato presentato il primo libro di narrativa del prof. Prof. Pietro Scalisi intitolato “ Piazza Cillari”
Un memoriale in cui l’autore racconta la sua infanzia vissuta in uno dei quartieri simbolo di Adrano un tempo ricco di fascino, tradizioni e abbondanza prima che i bombardamenti della seconda guerra mondiale del ‘43 tranciarono le radici più profonde di una civiltà contadina che vide improvvisamente sprofondare i sogni e ricordi più belli di quell’epoca felice e genuina.
Alla presentazione del libro erano presenti la dott. Antonella Carini del direttivo della F.I.D.A.P.A. di Adrano, il prof. Rosario Mangiameli Docente di Storia Contemporanea all’Università di Catania che ha relazionato sul tema. Presente anche l’autore del libro che ci racconta il bel tempo, gli usi e i costumi degli abitanti del quartiere Cillari.
Lei, appena un bambino di 9 anni, ricorda quei giorni felici vissuti prima della guerra in quel quartiere posto tra via Catena e via Romeo, che è appunto Piazza Cillari, dove è nato e cresciuto con la sua famiglia.
Piazza Cillari si svolge sullo sfondo di vicende familiari, ci sono quelle della storia Italiana, c’è la guerra, la dittatura fascista.
Piazza Cillari era un piccolo borgo popolato da famiglie poverissime di umile estrazione sociale, molti di essi erano infatti analfabeti.
Io nasco da padre contadino e ho vissuto con questa gente, per questo la mia fu un infanzia semplice e allo stesso contornata da aspetti che erano tuttavia tipici di quel periodo; basti pensare al linguaggio usato dagli abitanti del posto i quali non si chiedevano da dove provenisse quel dialetto talvolta grottesco, sguaiato e indecoroso ( ancora oggi si usa il dialetto) ma che caratterizzava in fondo il modo di vivere di quel tempo che io definisco non proprio felice in quanto non erano poi così agevoli le condizioni di vita.
Piazza Cillari è un luogo della “Memoria” che Adrano tuttora conserva.
Come nasce l’esigenza di raccontare e raccontarsi in questa sua opera che possiamo definire una sorta di continuità della sua attività, prima di pittore e adesso da scrittore che ha iniziato nel 2000 con i tre saggi su Adrano che compongono il trittico: “Adrano il Territorio”, “Adrano l’Arte e “Adrano La Storia”.
La trilogia su Adrano è infatti un’ opera che scaturisce da un amore e un interesse che ho sempre avuto per il mio paese natìo; Piazza Cillari è ancora una volta la dimostrazione di una fase che mette in luce quel forte senso di attaccamento e appartenenza verso la mia città e verso un mondo che considero ancora mio senza tuttavia distaccarmi dalla realtà dell’epoca in cui viviamo oggi, ovviamente diversa in quanto più tecnologica e naturalmente più confortevole, ed è proprio per questo che il libro diventa anello di congiunzione fra due civiltà diverse: quella antica, con le tradizioni e le abitudini di quegli anni ,ormai lontani, e la nuova perché appunto il testo, di facile comprensione si confronta e , si offre all’interesse di ciascun lettore, anche del più giovane, lo si più ancor più intuire anche grazie alla vivacità dei colori usati sulla copertina del libro.
Quali sono i momenti più significativi del suo racconto che lei ricorda con piacere ma anche con po’ di nostalgia.
La festa dell’Ascensione, che iniziava con la raccolta della legna da ardere, le cosiddette “ Vampe dell’Ascensione” e la processione del Corpus Domini. Questi, erano sicuramente i riti più sentiti e partecipati da parte di quella gente che fra l’altro si preparava a vivere quei momenti con grande spirito di intensità e soprattutto devozione.
Era proprio lì che si manifestava la vera civiltà colone adranita in cui emergeva anche la figura della donna, umile, gretta, ma che allo stesso modo faceva molto apprezzare la sua innata vena artistica e genuina con i suoi manufatti come le tovaglie e coperte ricamate a mano che le donne poi tiravano fuori ed esponevano mentre avanzava la processione del Corpus Domini.
Cosa rimane oggi di quel mondo povero, agricoltore ma ricco di tradizioni, di “Piazza Cillari “
I resti di un meraviglioso blocco di marmo bianco; un abbeveratoio, non una povera fontanella ma una vera fontana a base ottagonale con una grande vasca circolare in pietra lavica che un tempo si ergeva maestosa in tutta la piazzetta ed era il simbolo degli abitanti di quel quartiere e che invece oggi è andata quasi interamente distrutta e con essa crollava un’intera civiltà che aveva vissuto nel candore del periodo prima degli orrori della guerra in quella tragica estate del ’43.
Nelle memorie riportate nel suo romanzo non viene mai citata la parola “Adrano”; perchè, considerato il suo forte attaccamento per la sua città.
Piazza Cillari non è altro che quella “Sicilia contadina” di una volta, la troviamo forse in qualsiasi altra città o sobborgo siciliano.
“ Piazza Cillari esiste ancora nel mio paese, ma solo sulla targa della toponomastica; l’omonimo quartiere, neppure in quella”.
Sonia Petronio
Piazza Cillari era un piccolo borgo popolato da famiglie poverissime di umile estrazione sociale, molti di essi erano infatti analfabeti.
Io nasco da padre contadino e ho vissuto con questa gente, per questo la mia fu un infanzia semplice e allo stesso contornata da aspetti che erano tuttavia tipici di quel periodo; basti pensare al linguaggio usato dagli abitanti del posto i quali non si chiedevano da dove provenisse quel dialetto talvolta grottesco, sguaiato e indecoroso ( ancora oggi si usa il dialetto) ma che caratterizzava in fondo il modo di vivere di quel tempo che io definisco non proprio felice in quanto non erano poi così agevoli le condizioni di vita.
Piazza Cillari è un luogo della “Memoria” che Adrano tuttora conserva.
Come nasce l’esigenza di raccontare e raccontarsi in questa sua opera che possiamo definire una sorta di continuità della sua attività, prima di pittore e adesso da scrittore che ha iniziato nel 2000 con i tre saggi su Adrano che compongono il trittico: “Adrano il Territorio”, “Adrano l’Arte e “Adrano La Storia”.
La trilogia su Adrano è infatti un’ opera che scaturisce da un amore e un interesse che ho sempre avuto per il mio paese natìo; Piazza Cillari è ancora una volta la dimostrazione di una fase che mette in luce quel forte senso di attaccamento e appartenenza verso la mia città e verso un mondo che considero ancora mio senza tuttavia distaccarmi dalla realtà dell’epoca in cui viviamo oggi, ovviamente diversa in quanto più tecnologica e naturalmente più confortevole, ed è proprio per questo che il libro diventa anello di congiunzione fra due civiltà diverse: quella antica, con le tradizioni e le abitudini di quegli anni ,ormai lontani, e la nuova perché appunto il testo, di facile comprensione si confronta e , si offre all’interesse di ciascun lettore, anche del più giovane, lo si più ancor più intuire anche grazie alla vivacità dei colori usati sulla copertina del libro.
Quali sono i momenti più significativi del suo racconto che lei ricorda con piacere ma anche con po’ di nostalgia.
La festa dell’Ascensione, che iniziava con la raccolta della legna da ardere, le cosiddette “ Vampe dell’Ascensione” e la processione del Corpus Domini. Questi, erano sicuramente i riti più sentiti e partecipati da parte di quella gente che fra l’altro si preparava a vivere quei momenti con grande spirito di intensità e soprattutto devozione.
Era proprio lì che si manifestava la vera civiltà colone adranita in cui emergeva anche la figura della donna, umile, gretta, ma che allo stesso modo faceva molto apprezzare la sua innata vena artistica e genuina con i suoi manufatti come le tovaglie e coperte ricamate a mano che le donne poi tiravano fuori ed esponevano mentre avanzava la processione del Corpus Domini.
Cosa rimane oggi di quel mondo povero, agricoltore ma ricco di tradizioni, di “Piazza Cillari “
I resti di un meraviglioso blocco di marmo bianco; un abbeveratoio, non una povera fontanella ma una vera fontana a base ottagonale con una grande vasca circolare in pietra lavica che un tempo si ergeva maestosa in tutta la piazzetta ed era il simbolo degli abitanti di quel quartiere e che invece oggi è andata quasi interamente distrutta e con essa crollava un’intera civiltà che aveva vissuto nel candore del periodo prima degli orrori della guerra in quella tragica estate del ’43.
Nelle memorie riportate nel suo romanzo non viene mai citata la parola “Adrano”; perchè, considerato il suo forte attaccamento per la sua città.
Piazza Cillari non è altro che quella “Sicilia contadina” di una volta, la troviamo forse in qualsiasi altra città o sobborgo siciliano.
“ Piazza Cillari esiste ancora nel mio paese, ma solo sulla targa della toponomastica; l’omonimo quartiere, neppure in quella”.
Sonia Petronio